"Gaia e cortese è Vicenza”, aveva detto Almerico da. Schio agli alpinisti italiani invitandoli al Congresso, e soggiunto: "Lo sarà il doppio con voi, venite, venite. E vennero, e gaia e cortese essa apparve a loro. Il Sindaco diede il benvenuto agli ospiti con un nobilissimo mani­festo. La città era già animata essendo molti gli accorrenti dalla provincia per la Esposizione delle Piccole Industrie e per lo spettacolo d'opera al Teatro Comunale, e anche dal di fuori, nei ritorni dalle acque di Recoaro, nel passare a Venezia frequentatissima per la stagione ancora calda e per l'Esposizione Artistica. Così fu cosa assai difficile a combinare quella degli alloggi, e vi si riuscì in qualche modo provvedendo in parte la gentilezza di cospicui cittadini, supplendo del resto la gen­tilezza degli ospitati, i quali compresero che non si trattava certo di mancanza di buona volontà.

Gli alpinisti si spandevano lieti per le contrade; si fermavano estatici nella Piazza dei Signori a contemplare la Basilica , nella Piazza Vittorio Emanuele davanti al palazzo del Museo, sul Corso e nelle vie laterali davanti agli edifizi di diverso stile. Era curioso sentire le spontanee e vivaci espressioni di meraviglia di tanti capitati in tale occasione a Vicenza. per la prima volta. "Me lo diceva un mio egregio di viaggio: se avesse saputo che c'erano da vedere tante bellezze dell'arte e della storia, sarebbe venuto prima, e non avrebbe aspettalo che ve lo portasse il Congresso. E vero: c'è stato Palladio; tutti sanno che fu un grande architetto, un potente artista. Ma, infine, di tutti quelli che hanno imparato quel nome sui banchi delle scuole, quanti si son dati la pena di vedere da vicino, in tutta la sua gloria, l'opera sua? Dopo che Francesi e Tedeschi collegati a Cambray, fecero di questa povera città quello scempio che gli storici ricordano con orrore, era seguita per Vicenza un'epoca di miseria e di tristezza. Nacque Palladio e fu il ristauratore della sua città, tanto che si può dire ch'egli l'ha rifabbricata tutta, e sono suoi i maggiori palazzi ..... Naturalmente qui hanno i maggiori ricordi i due secoli più gloriosi per l'arte italiana, il quattrocento e il cinquecento. Alcuni alpinisti piemontesi appena arrivati fecero, di sera, un primo giro per la città. Era una di quelle luminose sere di luna che dànno alle cose un aspetto singolare e che, secondo me, aiutano meglio la fantasia nella ricostruzione del medioevo. l contorni delle cose si disegnano con sufficiente nettezza, ed in pari tempo le grandi ombre nere tolgono alla vista le miscellanee stonanti del nuovo col vecchio, delle grandi pro­duzioni dell'arte antica colle grandi produzioni dell'economia moderna. Poi anche le case, nella loro maestà appaiono più imponenti. Avete un bell'essere avvocati, medici, droghieri, giornalisti, gente avvezza a vivere in mezzo ai campanelli elettrici. La storia vi tocca la fantasia con la sua magica bacchetta, e il sentimento del passato v'invade lo spirito. Così scriveva alla "Gazzetta Piemontese"il suo brioso e simpatico corrispondente avv. Banzatti rilevando codesta "tinta ge­nerale di vecchio che dà a Vicenza, come a Verona, un carattere spe­ciale ,, e fa sì che"in esse, più che altrove, o con minori distrazioni della mente, sì riviva nel passalo. E proseguiva poi constatando come gli abitanti amino tuttavia di camminare coi tempi, e si riconosca così "il carattere del popolo, che senza abbandonare l'antico s'acconcia fa­cilmente, e quasi senza darsene per inteso, alle innovazioni della vita moderna.

Qui cascherà forse a proposito una riflessione su una utilità speciale dei congressi alpini: ed è quella di attirare gente da ogni parte del paese a vedere luoghi poco noti, lasciati da banda da chi percorre le grandi strade turistiche, trascurati di fronte alle attrattive che offrono le città e le valli che la moda ha destinato come meta ai grandi viaggi, o consacrato come soggiorni di cura climatica o d'altro genere (1). Gli altri congressi di solito si scelgono per sede le grandi città che presentano risorse d'ogni genere, e fra le altre magari quella di fare gite colossali a spese dei contribuenti. Gli alpinisti invece devono far girare la loro festa annua in modo che dia loro mezzo di visitare un po' alla volta le regioni più pittoresche e le diverse sedi delle Sezioni del loro Club;

Per esempio, moltissimi degli intervenuti al XIX Congresso Alpino erano stati, anche più di una volta, a Recoaro, e non mai a Vicenza: ed è ben notorio che ciò può dirsi di una grandissima parte del forestieri che si recano a quella rinomata stazione di cura. Ciò avviene anche perché, grazie a una sapiente combinazione d'orari, le coincidenze della ferrovia Milano-Venezia colla tranvia Vicenza-Valdagno sono tutte e sempre più comode, non alla stazione di Vicenza, ma ad una stazione posta a 8 km. di distanza.

E anzi si trovano meglio nei piccoli centri, che ricambiano la cortesia della visita mettendo a disposizione dell'ospite quanto hanno di meglio e facendo non di rado ammirare bellezze che non si sarebbe mai pensato di incontrarvi.

Con questo, col far conoscere fratelli a fratelli , e nuovi luoghi e nuovi tesori di bellezze naturali e artistiche a chi ne ignorava l'esi­stenza, con le impressioni che restano delle conoscenze strette in simile occasione, e che dovranno poi fruttare facendo che altri si muova per conoscere ciò che l'amico suo ha conosciuto, e forse avvieranno così nuove correnti di visitatori a paesi prima lasciati da parte o poco fre­quentati, con tutto questo restano conseguiti i fini più nobili e più seri che possa raggiungere un congresso alpino. C'è chi si pensa che scopo di questi congressi deve essere unicamente la visita delle mon­tagne, e farebbe consistere il programma in una serie di ascensioni , senza riflettere quale impresa sia organizzare salite importanti per co­mitive di cento, duecento. trecento congressisti , senza sapere che in qualche regione può mancare la materia prima, cioè i monti veramente importanti. Altri vorrebbe far consistere i Congressi in sedute tenute sul serio per discutere temi scientifici o quasi scientifici, o per trattare degli affari del Club. Ora per questi affari ci sono le Assemblee dei Delegati del C.A.I. e adunanze sezionali. Rispetto agli studi scien­tifici, noi potremmo, per l'attinenza che hanno colla nostra istituzione, riferirci a quanto è stato detto nella prefazione del "Bollettino ,, del­ l'anno 1885; ma in vece diremo che relazioni, memorie, trattati, prefe­riamo, in via ordinaria, leggerli stampati, anziché sentirceli imporre in occasioni in cui manca nella maggioranza degli uditori la voglia di stare attenti, e constateremo il fatto che i frutti raccolti per la scienza di­ rettamente dagli stessi congressi scientifici sono stati sempre assai scarsi, e che in particolare l'ambiente dei congressi alpini si è costantemente dimostrato il più contrario alle discussioni e dissertazioni d'ogni genere. Chi scrive esprime qui , dopo l'esperienza d'una decina di congressi alpini nazionali e internazionali, la si.la opinione personale (che però egli crede divisa da un certo numero di alpinisti), ed è, riassumendo, questa; che il programma d'un congresso alpino deve essere semplicemente tale da poter riunire il maggior numero possibile di soci e farli muovere nella maniera più comoda affinché abbiano a passare qualche giorno piacevolmente insieme, visitando una regione alpina (s'intende), la quale meriti di esser visitata; e non occorre di più. - Ma per carità abban­doniamo il corso delle riflessioni che condurrebbe forse a far proposte, a sollevar discussioni (Dio ne liberi!) su temi che è meglio lasciar intatti allo studio degli organizzatori dei futuri congressi; e riprendiamo il corso della narrazione, tanto più che la via è piuttosto lunga.

 

Gli aderenti al Congresso erano circa 400; gli intervenuti a tutte o ad alcune delle parti del programma furono oltre 300: cifre superiori a .quelle di tutti i Congressi precedenti, anche, per poco, a quelle dei Congressi Internazionale e Nazionale del 1885: un bell'impegno per la Sezione di Vicenza ! Fra gli intervenuti citiamo: dei direttori della Sede Centrale , oltre il presidente Lioy , i signori avv. Grober vicepresi­dente, avv. Calderini e avv. Turbiglio segretari, Andreis, cav. Budden, comm. d'Ovidio, avv. Magnaghi, generale Pelloux, conte Toesca di Castellazzo, avv. Vaccarone; i seguenti presidenti o rappresentanti di Sezioni: avv. Gonella (Torino), Calderini prof. Giovanni (Varallo), Gnech (Agordo), cav. Guglielmazzi (Domodossola), cav. Prario (Biella), conte Albani (Bergamo), dott. Abbale (Roma), deputato Rizzardi (Cadorina), Broglio (Verbano), dott. Mariotti (Enza), cav. Pigozzi (Bologna), deputato Bonardi (Brescia), prof. Bellucci (Perugia), cav. Nicolis (Verona), dott. Raimondo (Pinerolo), cav. Timosci (Ligure), deputato Brunialti (Bossèa), Galletti di Cadilbac (Picena), rag. Ghislanzoni (Lecco), avv. Scaravaglio (Savona). Alcuni direttori della Sede Centrale rappresentavano altre Sezioni, cioè i signori Buddea (Firenze), D'Ovidio (Napoli e Sannita), Magnaghi (Milano). Di Vi.cenza c'era l'intera Direzione Sezionale. D'altre Società Alpine erano rappresentate quello degli Alpinisti Tridentini dal presidente barone Malfatli, la Friulana dal presidente prof. Marinelli, il Circolo Alpino dei Sette Comuni dal presidente prof. Bonato; il Club Monti Berici di Lonigo aveva pure mandato qualche suo socio; il cav. Modani di Bologna era incaricato di rappresentare la Sezione Mon1co del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Notiamo diversi rappresentanti della stampa: Banzatti della “Gazzetta Piemontese”, Cesare Pascarella del "Fracassa Barzillai della “Tribuna "' Saragat del “Corriere di Roma "Stella del "Fanfulla", Brentari del "Cor­riere della Sera, e dell"'Illustrazione Italiana", Sperotti della "Pro­vincia di Vicenza.

La mattina del 27, all'ufficio della Sezione, posto al pianterreno del superbo palazzo della Banca Popolare, incominciò la distribuzione della Tessera d'intervento, semplice libretto contenente i buoni e biglietti d'ingresso per le diverse parti del programma. Colla tessera si distribuivano anche due guide che insieme contengono la illustrazione della · città e di tutta la parte alpina della Provincia: La Guida di Vicenza, Recoaro e Schio dì Ottone Brentari e Scipione Cainer, offerta ai Congressisti dal Municipio di Vicenza; e la Guida Bassano- Sette Comuni di O. Brenta ri 1 pres:mte della Sezione Vicentino ai suoi ospiti. Di questa seconda guida si è parlato a suo tempo, quando fu pubblicata, due anni or sono. La Guida di Vicenza, Recoaro e Schio era nuova, pubbli­ cata per la circostanza: un bel volume che offre copiosi dati, notizie e indicazioni, elegantemente legato e ricco di illustrazioni. Il Munici più di Vicenza, contribuendo generosamente all'edizione di questa Guida, concorreva nel modo più nobile e più degno a festeggiare un avvenimento così importante per la città. I Congressisti, e specialmente i forestieri, mostrarono di apprezzare i doni che serberanno come cariri­ conli dei luoghi visitati. Pubblicazioni come queste possono sicuramente corrispondere ai fini, non solo del Club Alpino, ma ancha dei Corpi amministrativi ai quali stia a cuore l'illustrazione del paese. E gli al­pinisti le gradiscono certaµienle più d'un banchetto che sia loro offerto a spese della Sezione o della cassa comunale.

Alle 2 ebbe luogo l'Assemblea dei Delegati nella gran sala del Palazzo Municipale: se ne dà conto in altra parte della "Rivista.

Dopo l'Assemblea si tenne nella stessa sala una seduta della Presi­denza del Club e dei presidenti e rappresentanti delle Sezioni per sta­bilire l'ordine del giorno della seduta del Congresso.

La sera ci fu ritrovo offerto ai Congressisti dalla Sezione di Vicenza nelle magnifiche sale, gentilmente concesse, della Società del Casino: fu un ritrovo animatissimo, improntato alla più schietta cordialità. Fa­cevano gli onori di casa la Direzione Sezionale e la Presidenza della Società. C'erano i direttori della Sede Centrale, i rappresentanti delle sezioni e delle altre Società Alpine, una foHa di alpinisti, parecchi soci del Casino. Fra le presentazioni, il rinnovarsi delle vecchie conoscenze, i lieti conversari e le spumanti lazze della birra di Zanella (un bravo produttore della provincia) passarono presto tre ore, e a mezzanotte si scioglieva il convegno.

Alle 6 del mattino di domenica i congressisti incominciarono ad af­fluire nella piazza del Castello, una delle più belle della città per mae­stosi edifici e per il monumento a Garibaldi testè inaugurato. E a frolle, chi a piedi e chi in vettura si avviava al monte Berico. Attraversano i l vago Campo Marzio, chiuso di fronte dai Colli Berici, coronati dal santuario della Madonna e da elegar.ti ville, ma colla vista libera a destra fino ai castelli di .Montecchio e ai monti di Recoaro e di Schio; e s'incomincia la salita dei portici che adducono al santuario. Qui si fermano un tratto ad ammirare dal primo piazzale la vista che si apre sulla pianura veneta, poi nel tempio, nel convento a vedere la "Cena di S. Gregorio Magno di Paolo Veronese, poi davanti al monumento innalzato agli eroi del 15 '18. Quindi prendono la strada che si svolge sulla sommità. della ere la dei Berici, e conduce ad Arcugnano, offrendo allo sguardo il panorama della pianura fino a Venezia e agli Euganei, da una parte, dall’altra, delle Prealpi dal Baldo ai monti che dividono i corsi del Brenta e del Piave. Fra i congressisti ce n'è qualcuno che può parlare, per avervi preso parte, della difesa del 1 -i di cui i svolse sui Berici la parte più 0foriosa. Intanto si succedono scene svariate una più delJ>allra incantevole col mular; i di punti di vista; si scambiano domande e spiegazioni sui nomi dei monti e delle valli che si avranno da traversare nelle prossime gite, sui paesi che si scorgono da lungi e da presso, sparsi sui declivi delle colline e nei piani, sulle ville a cui si passa d’accanto, su altre che si scorgono a breve distanza, come la palladiana Rotonda che incorona l'estremità del colle di S. Seba­stiano; e si giunge senza accorgersi alle soglie ospitali c!ella Villa Pa­sini, meta della prima peregrinazione dei cones-isti. E la più bella villa che sorga sull'alto dei colli: all'eleganza della fabbrica innalzata nel secolo scorso dal Bertotti, fa degno ri contro la nuova grandiosa serra, dominata da alta torre, la cui costruzione il dottor Pasini volle compiuta per l'occasione del Congresso: dappertutto, negli appartamenti, nei giardini::.i ammirano riuniti ricchezza e buon gusto: su tutto irradiano splendore e cortesia i padroni d i casa signora Costanza e dottor Eleonoro Pasini e la loro graziosa Valentina.

Le mense preparate con suntuosa profusione, sono disposte nei due rami della serra. Gli alpinisti sparsi per la villa, per il giardino, per il parco, vi si affollano a poco a poco ... e come è animato l'allacco Che gradevole confusione, che brio, anche nei primi momenti! Che appetiti! Allo sciampagna, Lioy espresse ad Eleonoro Pasini i sentimenti di tutti per la munificente e cordiale accoglienza; ricordò Lodovico Pasini , insigne scienziato illustratore delle Alpi , e finì con un brindisi alla signora Costanza. Eleonoro Pasini bevve alla salute e alla fratellanza degli alpinisti italiani. Almerico da Schio lo pregò di lasciar murare nella torre una lapide in memoria della accoglienza fatta agli alpinisti del XIX Congresso; e Pasini aderl, dichiarando però che la lapide do­veva ricordare l'onore a lui fatto dagli alpinisti italiani. I più vivi ap­plausi e le acclamazioni più calorose accolsero i brindisi scambiati, la proposta del conte da Schio e la risposta del dott. Pasioi, applausi ed acclamazioni che si ripeterono più entusiastiche quando la signora Costanza, aderendo al comune desiderio , cantò alcune romanze con arte squisita e finissimo sentimento. A malincuore gli alpinisti lascia­ vano quel soggiorno di delizie per tornare in città dove li chiamava l'adunanza del Congresso nel Teatro Olimpico.

È uno spettacolo nuovo quello che presenta agli ospiti di Vicenza la seduta del Congresso, in quel magnifico e curioso teatro romano che l'Accademia Olimpica fece costruire dal Palladio. Le rappresentanze si dispongono sul vasto palcoscenico, dietro al quale sorge l'alta e gran­diosa scena a due ordini di colonne, fra le cui porte si scorgono le prospettive che rappresentano una città greca. I soci si addensano nella bassa orchestra, che sta fra il palcoscenico all'alta gradinata, ]a quale è sormontata da una bellissima loggia. Sui gradini si affolla un pub­blico scelto, fra cui notansi moltissime signore.

Alle 2 prendono posto al banco della presidenza il Presidente e i Direttori della Sede Centrale , il Presidente della Sezione di Vicenza, il Sindaco cav. Zanella, il R. Prefetto comm. Bianchi, il senatore Lam­pertico presidente del Consiglio Provinciale; siedono intorno i rappre­sentanti delle Sezioni e delle altre Società Alpine, ecc. I presidenti e le autorità sono accolti da applausi; la banda cittadina suona l'inno agli alpinisti del Gomez.

Almerico da Schio, presidente della Sezione di Vicenza, dopo aver rivolto un saluto agli ospiti desideratissimi, fa loro in bella forma una dotta ed erudita presentazione della provincia, dandone a grandi tratti un'idea generale solo l'aspetto storico, agricolo, geologico, industriale. Fra gli applausi cita alcuni versi dell'insigne poeta vicentino Giacomo Zanella. Parla infine delle bellezze naturali ed artistiche della pro­ vincia, e di alcune curiose particolarità sue, e trae dalla visita dei col­leghi alpinisti un bell'auspicio per l'avvenire del paese, confidando che ne riceva novella animazione la. modesta vita locale. Lioy, presidente del Congresso, invita a sedergli vicino il prof. Mari­nelli, presidente della Società Alpina Friulana, e il barone Emanuele Malfatti, presidente della Società degli Alpinisti Tridentini (applausi lunghi e fragorosi). Legge saluti venuti da varie parti,. dalla Società Alpina delle Giulie, dal Club Alpino Fiumano, dal C. A. Tedesco-Au­striaco, dal C. A. Austriaco di Vienna, dal ministro Grimaldi, da astronomi italiani riuniti a Calerinen burg, da alpinisti di Fobello, dalle Direzioni Sezionali di Napoli e di Catania. Annunzia che da ieri, in se­guito ai voti espressi dall'Assemblea dei Delegati, furono spediti tele­ grammi di omaggio a S. M. il Re a Monza e di saluto agli alpinisti francesi riuniti in questo giorno a Chamonix per inaugurare il monu­mento a Benedetto de Saussure. Annunzia pure che il venerando collega senatore Torelli ha mandato per esser distribuito ai congressisti un suo opuscolo di argomento meteorico-agricolo.

Il Sindaco cav. Zanella salutando gli ospiti della città esprime la modesta speranza che essi, abituati alle accoglienze semplici e schiette della gente di montagna, abbiano a gradire una ospitalità buona, schietta e casalinga. Li ringrazia perchè fissando a Vicenza la loro festa . annua fecero sorgere nella Sezione Alpina l'idea della E posizione delle Piccole Industrie, la quale ha rivelato tesori modesti sì ma non meno proficui di attività finora ignorate, molte delle quali ebbero im­pulso dal Club Alpino. Confida che gli alpinisti riporteranno non in­ grata ricordanza di Vicenza che ha l'onore d'avere per cittadino il loro Presidente.

Il Prefetto comm. Bianchi porta ai congressisti il saluto del Governo del Re, ed in particolare del ministro Grimaldi, esprimendone le sim­patie per la nostra istituzione. Dice che gli alpinisti qui convenuti da ogni parte d'Italia sono oggi quasi immagine della unità e concordia della patria, a cui essi rendono l'omaggio più puro amandola nelle sue bellezze e ricchezze naturali, nella sua grandezza e prosperità, fuori dalle agitazioni dei partiti e degli interessi. Rileva specialmen e come il Club Alpino possa esser utile studiando e soddisfacendo bisogni ignorati, di povera gente quasi separata e dimenticata dal mondo, por­tando il sentimento dell'amore e della fratellanza là dove non giunge il pensiero della. società che si accumula febbrilmente affaccendata nei grandi centri. Esalta le bellezze e le ricchezze della provincia , e loda per la sua attività la Sezione Alpina orgogliosa d'aver dato al Club il successore del sempre compianto Quintino Sella. Termina inneggiando alla patria e alla libertà. e con un viva al Re e all'Italia.

Il Segretario generale avv. Calderini legge la relazione sul conferimento del premio accordato dal Re per l’azione più benemerita. Parla dei meriti di diverse cospicue Sezioni, quali Milano, Varallo, Roma ed altre, lodando quella di Vicenza per l'a?poggio dato alle piccole industrie, per le pubblicazioni delle guide edile dalla medesima e per quelle cose eccellenti del Brentari pubblicate solo gli auspici della Se­zione stessa. Annunzia infine che il premio del Re fu quest'anno dal Consiglio Direttivo della Sede Centrale conferito alla Sezione di Roma benemerita per le serie di ascensioni compiute nei monti per un largo raggio all'intorno, per le gite invernali, per avere eretti rifugi alpini, istituito osservatori meteorologici, protetto Je piccole industrie, pu b­ blicato la Carta del Gran Sasso e un bellissimo Annuario, e preparato altri studi sul Gran Sasso stesso, e disposto gli studi e lavori pel gruppo della .Maiella.

ll Presidente propone un saluto, accolto con applausi, al Re che ha concesso il premio, e alla Sezione di Roma che lo ha meritato, e al dott. Abbale operoso segretario della stessa.

Il .Vice-presidente avv. Grober espone i progressi del Club ed enu­mera i principali lavori compiuti dalle Sezioni, completando così la relazione già letta il giorno avanti all'Assemblea dei Delegati.

Il cav. Pigozzi, presidente della Sezione di Bologna, con parola ornata ed efficace discorre dei nuovi passaggi da lui superati nell'ascensione al Cervino.

Budden parla dei rifugi alpini dell'importanza loro, dei servigi che rendono alla esplorazione delle montagne; mostra quanto più di gente vada in montagna, attirata dalla comodità delle capanne, dal desiderio talvolta di passarvi una notte. Spera che così benefici edifizi vadano moltiplicandosi per le Alpi italiane affinché diventino fre­quentate quanto meritano. Espone in proposito idee buone e pra­tiche. Fra le altre, insiste nell'idea che quelle capanne che sorgono in opportuna postura abbiano ad essere esercitate ad uso osteria, con ta­riffe approvate dalle Sezioni del Club, sull'esempio di quanto si fa al­l'estero, e specialmente in Austria (anche in capanne più distanti dai luoghi abitati che no sieno le nostre nei gruppi del Monte Bianco e del Monte Rosa). ·- E da augurarsi che le idee esposte dal sig. Budden, dopo aver raccolto il plauso del Congresso possano entrare nella via della pratica applicazione.

Tutti gli oratori sono applauditi cordialmente e gli applausi si fanno anche più fragorosi quando, secondo l'invito fatto l'anno scorso a Va­rallo al XVlll Congresso della Sezione Bolognese, e fin d'allora lieta­ mente accolto, viene proclamata Bologna a sede del Congresso per l'anno venturo; e la seduta è levata fra gli evviva a Bologna ed a Vicenza.

Dal Teatro Olimpico i Congressisti si recarono in corpo a visitare la Esposizione delle Piccole Industrie, della quale la parte più notevole era nel salone della Basi1ica, la più bella e più grandiosa opera del Palladio, e il resto nel cortile della Scuola Industriale. Alla mostra erano già stati si può dire tutti, o quella mattina o il giorno avanti, ma ci tornavano volentieri, trattandosi d'una mostra che, come aveva detto prima il Sindaco Zanella, rivelava tesori proficui di attività finora ignorate, e che poteva fornire i criteri più adatti per studiare l'indirizzo delle piccole industrie e la parte che al loro svolgimento poteva assu­mersi il Club Alpino, temi svolti, con tanta competenza, nella prece­ dente "Rivista” dallo stesso creatore e organizzatore della Esposizione, il dott. Alessandro Cita, che speriamo ci esporrà in un prossimo nu­mero il risultato delle sue osservazioni venendo a pratiche conclusioni: tanto si aspettano da lui i colleghi , che con interesse hanno visitato la mostra e che per questa hanno fatto a lui e agli altri Direttori della Sezione di Vicenza le congratulazioni più vive, più cordiali e più me­ritate.

Se il Teatro Olimpico accogliendo fra le sue classiche mura il Con­gresso aveva offerto uno spettacolo nuovo agli ospiti di Vicenza, nuovo anche per i Vicentini era quello che presentava accogliendo gli alpi­nisti a banchetto l'elegante Teatro Eretenio, beue illuminato, addobbato con semplicità e buon gusto, con disposte sul palcoscenico e sulla platea le tavole, a cui si sedette in più di trecento; ma più bello El più simpatico si fece quando i palchetti si andarono riempiendo di signore e di fiori, e quando i fiori incominciarono a piovere sulle mense. L'entusiasmo dei Congressisti, già animato dal pranzo squisito e ser­vito perfettamente, non ebbe più limiti e furono uragani dì applausi, e un agitar Lemp toso di salviette, e tuoni di"ac"lamlZioni: una frenesia di tutti: il colpo d'occhio allora, dai palchetti, era veramente magico, originalissimo. Codesto ambiente pareva a lutto adalto fuorché ai brin­disi; ma gli oratori seppero tener conto di questa circostanza. - Lioy bevette alle signore dicendo un mondo di belle cose, spiritose e gentili, che rinunziamo a riassumere per dire soltanto che porsero modo ai banchettanti di esprimere tutta la simpatia al loro Presidente. Questi lesse la risposta del Re al telegramma mandato alla Maestà Sua; era pieno di sensi gentili per gli alpinisti e provocò una dimostrazione cal­dissima di devozione al Re e alla Dinaslia. - Grober in nome degli alpinisti italiani salutò Vicenza "nome caro a tutta Italia, tanto più al cuore degli alpinisti nei quali la riconoscenza si aggiunge ai sentimenti che quel nome ha sempre inspirato 11• Augura alla Città ed alla Sezione che hanno dato al Club il suo amalo Presidente (grida di "Viva Lioy ") prospero l'avvenire ·(applausi vivissimi). - Malfatti sorge fra una interminabile ovazione, e commosso porge i saluti degli Alpinisti Tridentini i quali aspettano i colleghi fra le loro Alpi. -Mari­ nelli in nome della Società Alpina Friulaua invita i congressisti alle Alpi Giulie. - Brentari brinda a Cita autore e ordinatore, anima e vita dell’Esposizione e del Congresso (evviva entusiastici e lunghissimi a Cita).

Budden dice che si sente sempre giovine quando si trova fra i monti e fra gli alpinisti , e che il principale scopo della sua vita fu quello di far conoscere le Alpi italiane; con calda parola eccita tutti i colleghi al cullo della montagna; parla dci sas i che ivi ci possono cogliere sulla testa, mentre qui gli è capitato per la prima volta di esser bersaglio a fiori gettati da belle signore; eccita anch'esse ad amare i monti, a istillare l'affetto per essi nelle famiglie, affinché si abbia una gioventù forte e virile (applausi fragorosi e grida di evviva a Budden).

ll fagnaghi fa uno di quei suoi discorsi tutti brio e arguzia, modelli unici, inimitabili, e forse i più adatti per i banchetti dei nostri congressi, che oramai gli alpinisti gli domandano sempre con impazienza per interromperli sempre con scoppi di applausi e di ilarità: comincia dall'alto, dalle signore, passa attraverso i vari generi di operosiltl delle Sezioni alpine, e finisce con un evviva ai cuochi. - Va notato che la preparazione del banchetto fu tutta opera della Sezione di Vicenza, non essendo stato possibile combinarla con alcuno degli albergatori della città. Ben a proposito Almerico da Schio brindò al socio Peserico, il grande autore , e agli altri organizzatori del pranzo , che fu per ogni rispetto uno dei meglio riusciti che si ricordino dei nostri congressi. Brunialti fece un brindisi, accolto con un crescendo di applausi, ad Almerico da Schio, alle Società Alpine del Trentino e di Trieste, all'esercito e spe· cialmente agli alpini. - Dopo che il socio Donati, raccogliendo dli. un palchetto gli omaggi innalzati alle signore, ebbe brindato agli ospitanti e agli ospitali, il presidente Lioy invitò tutti a uscire, essendovi fuori una folla di Vicentini desiderosa. di salutare gli ospiti.

Infatti la Piazza dei Signori era aliollatissima ed illuminata; vi dava concerto la brava Banda cittadina. Una parte dei congressisti conven· nero al Palazzo Municipale, ove ebbero accoglienze e rinfreschi; e parte si recarono al Teatro Comunale a udirvi l'Africana, lì assai bene rappresentata.