Alla partenza per Recoaro la mattina del lunedì (29) eravamo circa 250 divisi in tre treni speciali della tranvia. Si esce dalla città attraversando il sobborgo di San Felice, la cui chiesa colla sua interessante torre sorge a sinistra, e finito il borgo si continua sulla grande strada di Verona per la piccola pianura che è limitata a SE dai Colli Berici e a NO delle pendici meridionali di quel dosso montuoso che scende a oriente della valle dell'Agno, pendici che gireremo per indi penetrare nella valle stessa. Si toccano due piccole stazioni, e ad 8 chilometri quella di Tavernelle importante per le coincidenze che ivi hanno luogo dei treni della ferrovia Milano-Venezia colla tranvia. Lì, si abbandona la strada di Verona, e si volge a destra avvicinan­dosi ai colli di Montecchio Maggiore sui quali torreggiano le rovine dei due castelli. A Montecchio, saluti del Sindaco e delle Società Ope­raie, e del Sindaco e degli alunni delle Scuole di Arzignano. Passato Montecchio e poi San Vitale, donde si stacca la deviazione della tranvia per Arzignano (valle del Chiampo), si entra nella valle dell'Agno tenendosi sulla sinistra del torrente. Si tocca la stazione di Ghisa che serve alla frazione di Tezze d'Arzignano luogo interessante per sco­perte archeologiche; poi quella di Colombara che serve a Trissino, grosso borgo sopra il quale sorge sulla collina una celebre e magnifica villa già dei Trissino ora dei Porto. Una sosta si fa a Palazzetto, sta­zione di Castelgomberto, dove i congressisti sono salutati dal Sindaco del luogo e dal Sindaco di Trissino che è il socio conte Antonio da Porto, al suono di banda e fanfara; vi sono parecchie gentili signore e signo­rine; e viene servito un rinfresco offerto dal conte da Porto e da altri signori. Si va avanti e si passano altre stazioni. A Cornedo gli alpi­nisti sono salutati dal Sindaco, dalla Società operaia e dalla banda. Ci avviciniamo alla montagna: a sinistra ci guardano le cime della catena Marana-Campetto; nel fondo ci aspettano i monti di Recoaro. Passiamo sulla destra del torrente e ben presto siamo giunti alla industre cittadella che prende il nome dalla valle. La popolazione di Valdagno colla Giunta municipale alla testa ci attende alla stazione; tutte le case sono imbandierate. Sono già pronte sessanta vetture per trasportarci a Re­coaro, ma intanto ci trasportano verso la Piazza Maggiore essendo ivi, per cura del Municipio, preparalo un lauto rinfresco. Troppo presto suona il momento della partenza per gli alpinisti in cui la graziosa città e la simpaticissima accoglienza hanno prodotto le più gradite impressioni; l'ultimo saluto ce lo dànno i bambini schierati davanti all'Asilo Marzotto che sorge a sinistra sulla pendice dei monti, un po' sopra alla strada. Il grande stabilimento del Lanificio Marzotto sorge a destra. La valle va restringendosi e la strada comincia a salire: i congressisti apprendono dalla Guida di Vicenza, Recoaro e Schio come questa strada sia stata costruita con tanti difetti, e specialmente con tante pendenze e contropendenze, per essersi semplicemente ridotta carroz­zabile quella che prima era mulattiera; ma così è molto più bella e pittoresca, che non sarebbe se incassata nel fondo della valle la rimon­tasse tenendosi presso le rive del torrente; correndo di costa sulle rive, sempre alta più o meno sul corso dell'acque, girando le rientranze e i fianchi sporgenti delle vallette laterali, con le svolte, le salite, le discese a ogni passo presenta nuovi punti di vista. Nel fondo abbiamo le creste dentate fra cui nasce il Leogra, le quali sorgono più alte di là dal contrafforte di Civillina e Scandolara che divide il corso di quel torrente dal corso dell'Agno. A destra, un po' in basso, rumoreggiano le acque di questo; e di là vediamo riunite intorno alla bella chiesa nuova le case di Novale; a sinistra lasciamo il poggio su cui sorge la chiesa di S. Maria di Paninsacco. La valle salendo va facendosi sempre più stretta, tortuosa, verde. La strada sale fin dove si apre, a sinistra, la valle del Torrazzo, nel cui sfondo apparisce in alto la chiesa di Fongara. Siamo a San QuiricoSan Quirico, e si lasciano le vetture per prendere la strada che rimontando appunto il Torrazzo, sulla riva sinistra, con­duce in venti minuti alla Spaccata; è una gran roccia fessa dall'alto in basso per l'altezza di un centinaio di metri: è una stretta spaccatura che forma un corridoio tortuoso di grande effetto: è una scena veramente alpina, che se fosse altrove sarebbe certo meglio sfruttata, con maggior arte di richiamo.

 

 

Ombrosi prati attendono gli alpinisti che, recatisi al banco dove si di­stribuiscono i cartocci della colazione, vanno poi a distendersi sull’erba. Bellissimi, stupendi i banchetti dì centinaia di coperti in sale sfarzose di addobbi e di luce, e con alla fine una brillante serie di discorsi e di brindisi applauditissimi e acclamatissimi, e persino con gli "hip hip"e gli "hurrà"che introdotti per convenzione nei paesi ove suona dolce la favella vi sembrano grida stupende per i campi da corse. Ma in­finitamente più caro e meglio digeribile un pasto sostanzioso ma sem­plice come questa merenda al largo, e di effetto ancor più bello con i gruppi sparsi qua e là per i molli declivi, e più simpatico per l’animato conversare dei diversi crocchi, e persino più lieto sebbene non rallegrato (o non conturbato) da nessun brindisi, da nessun discorso: ahi! unico e solo pasto, agape "prima e forse ul tima, certo"che abbia questo vanto fra le tante del XIX Congresso. Raccomandando che non si di­mentichi questo glorioso particolare, caso mai si apponesse lassù una lapide commemorante il 30 agosto 1887, lasciamo la Spaccata.

 

Alcuni continuano su a Fongara e al Chempele, e di là calano a Recoaro. Gli altri vi si recano scendendo la valle del Torrazzo a riprendere alla Nogara la strada lungo l'Agno, la quale si fa sempre più bella per il verde delle praterie e dei boschi di castani e di quercie, un verde di varie e stupende gradazioni che si direbbero combinate apposta per i monti di Recoaro, e in pari tempo si fa più alpestre av­vicinandosi alle origini della valle. Ripassiamo al Ponte Verde sulla riva sinistra. Ben presto incontriamo Recoaro, col suo allegro aspetto, con le sue case bianche, con le contrade e i villini sparsi per i verdi pendii e mezzo nascosti dai vaghi boschetti, scena amenissima cui dànno grandiosità e imponenza la dirupata cerchia montuosa che le serve di sfondo e che prende nome dì catena Campetto-Zeòla, cime di Campobrun e passi di Campogrosso, a cui si attacca la selvaggia cresta Baffelan-Cornetto oltre la quale sorge il colosso del Pasubio. Il paese è imbandierato. Il Sindaco cav. Trettenero (nostro socio), che già c'era venuto incontro a Valdagno, è ora al suo posto a riceverci con la Giunta. Si serve un vermutte e si va a prender possesso degli alloggi.

 

 

Alle 4 1/2, in un bel prato, cinto di alberi, presso il viale delle Fonti, si tenne un'adunanza per esaurire alcuni argomenti non trattati dal Congresso nella seduta del giorno innanzi.

 

- Il tenente-colonnello della M.T. cav. Strada indica e raccomanda alcuni mezzi per attirare nelle valli alpine italiane un maggior numero di forestieri insistendo specialmente sull'affare degli alberghi e dimostra il modo di farli sorgere e vivere.

 

- Il prof. Giovanni Calderini parla dei fanciulli alpinisti e fa in proposito osservazioni che sono ascoltate con attenzione. Altri dati sullo stesso argomento aggiunge il professore Marinelli.

 

-Cambray Digny dà una brillante e chiara relazione della salita al Monte Rosa per il versante sud, da lui compiuta, come è noto, l'anno scorso per la strada indicata da Grober e seguita pochi giorni prima da Guido Rey. · .

 

Alle 6 pranzo sociale nella magnifica sala dello Stabilimento Bagni, che sorge a breve distanza dal paese, nella valletta del Prechele, sul Piazzale delle Fonti, circondalo da alberghi e con di fronte il fabbri­cato della Fonte Lelia; nella loggia che corre intorno alla sala si vedono apparire signore e signorine dell'ultima colonia balneante. Il pranzo è servito benissimo dall'albergatore Visentini. Primo a parlare è il sindaco cav. Trettenero salutando gli ospiti, brindando a Vicenza, alla Sezione Vicentina e a Paolo Lioy. Il Presidente ringrazia Recoaro e gli altri Municipi e popolazioni che hanno festeggiato i congressisti durante il viaggio; volgendosi poi a una signora inglese, che gli siede accanto, inneggia alle donne inglesi alpiniste, alle donne inglesi seguaci e soccorritrici dei combattenti per la libertà d'Italia. Gonella, porta i saIuti di Torino (questo nome è accolto da acclamazioni) a Vicenza e alle forti e gentili popolazioni della provincia. Lioy riprende la parola per presentare il colonnello degli alpini cav. Troili, e beve all'esercito. Da Schio brinda a Vaccarone, a Gonella, a Guido Rey, a Corrà, a Cambray Digny, intrepidi ascensori ed esploratori delle più ardue vette. Budden ringrazia Lioy delle cose gentili dette in onore delle donne inglesi; come quest'anno egli ha assistito al giubileo della Regina Vittoria, augura agli italiani che possano assistere a quello di Re Umberto e della Regina Margherita. Cambray-Digny saluta Vicenza l'eroica e gentile città. Il colonnello Troili saluta gli alpinisti in nome dell'esercito e specialmente delle compagnie alpine. Inutile dire che questa serie di brindisi fu un seguito di applausi e di evviva.

 

La riunione che era stata rallegrata anche dall'orchestrina, la quale aveva dovuto suonare più e più volle la marcia Reale, si sciolse verso le 9, ora in cui dal quartiere delle Fonti si trasmigrò al centro del paese, che appariva straordinariamente animato, con diverse case illuminate: a palloncini era rischiarato il giardino dell'Albergo Trettenero, dove era offerto agli alpinisti un ricevimento. Nella gran sala si trovavano parecchie signore e signorine forestiere e si ballò sino a notte inoltrata. ll cav. Trettenero offerse anche un rinfresco facendo degnamente con cortese larghezza gli onori di casa. A Recoaro almeno c'era e largamente posto per tutti, e quelle poche ore si potè dormirle comodamente, contenti di aver passato una giornata allegra. Si sono meritati i più sinceri elogi con le avvedute ed efficaci disposizioni date, e per il viaggio, e per la deviazione alla Spaccala, e per il soggiorno a Recoaro, l'on. Brunialti, il signor Rottigni (uno dei direttori della Sezione di Vicenza), i fratelli Dal Lago e altri egregi cittadini.