Le prime partenze da Recoaro incominciarono verso le 5, e i primi a partire forse furono quelli che dice,Tano a Tere lo splendido programma del Congresso il difetto di far divertire troppo gli alpinisti a detrimento delle ore che richiede il sonno. Ma anche gli ultimi a muoversi pote­rono benissimo, dalle 7 alle 9, arrivare in tempo alla colazione. Nei Lissini avevano preso con sé il classico "musseto (somarello), che già aveva fatta con onore la sua pri rna compar a alla paccata: e pro­babilmente erano quelli che deploravano che nel programma scarseg­giassero le gite a piedi.

 

Partendo dalla piazza di Recoaro si prende la strada a nord che rimonta la larga ed amena Valcalda, dominata dalla chiesetta di Santa Giuliana, che si la eia a sinUrn _ ul suo colle verde ed adornato; pas­siamo per la fonte del Capitello e per diver e con trade, cd arriviamo in mezz'ora al colle detto Xon di Staro (m. G 3), per il quale, var­cando il basso contrafforte di Campogrosso, Civillina e Scandolara si passa da] la valle dell’Agno nella valle del Leogra. In breve si giunge a Staro, misero paesello ma in amena po tura, dominalo dalla ere la Baffelan·Cornctlo, a nord della quale i vede alzarsi maetoso il Pa­subio, al quale poi si attacca il contrafforte di Fonlan:i d 'Oro, Xon di Posina, Colle di Posina, cime del ovegno con alle falde i vaghis imi prati e boschi e pae elli del Tretto, colli di Yelo e M. Summa no, alto contrafforte che forma il fianco sin Uro della valle del Leogra.

 

A Staro è obbligatoria llna fermala al nuoro Albergo Al pino del signor llonconi, che, essendo proprietario della fon t e mi nerali.' di Staro, ha pensato di costruire ex·novo codesto bellissimo edifizio, disposto con raro avvedimento, ammobigliato con buon gusto, provvisto d'ogni comodità, e al quale, animalo dalla meritatissima affluenza di forestieri, egli aggiunge ora una nuova fabbrica con vasta sala da concerti e da ballo, e aggiungerà poi anche i bagni; quando si trovano person così intraprendenti e in pari tem po così premurose e gentili come i coniugi Ronconi non si può che augurare i l seguito della buona for­tuna a loro, e albergatori coraggiosi e bravi e solerti come loro a molti altri paesi, anche del Vicentino dove nella stessa regione più alpina, nei elle Comuni, gli alberghi lasciano spesso desiderare diverse cose. Per la via mulattiera che corre sul dosso che divide il Boalc delle Acque della valle Sterpa si va a finire in questa, alla contrada Grigio, fin dove è giunta la carrozzabile Valli-Sta ro-Recoaro, una strada co­minciata da molli anni e che dovrebbe essere da un pezzo compiuta, chi pensi alla sua importanza per i paesi che deve servire, per le comunicazioni di Schio e anche della valle dell'Adige con Recoaro.

 

Alle 9 gli alpinisti, dopo aver ammirata nella discesa. da Staro la valle del Leogra e i monti che la circondano e la fiancheggiano, spe­cialmente quelli a ponente e a settentrione, son già tutti seduti attorno alle tavole preparate sotto gli stupendi alberi del passeggio del Bosco. Tovaglie e tovaglioli sono di carta: li ha forniti la Cartiera di Arsiero del socio cav. Francesco Rossi. Il servizio, pur fatto benissimo, sembra lento ed insufficiente all'impazienza dell'appetito aguzzato dalla grand traversata compiuta. Vere montagne di polenta spariscono sotto i colpi dei Congressisti. Questi ebbero l'onore dì un saluto dal Sindaco, il quale tirò in campo bellamente la strada, di cui abbiamo parlato più sopra. Lo ringraziò il conte da Schio; e quindi Magnaghi fece un altro de' suoi discorsi, accolto dalle solite risate e acclamazioni. Noi aggiungeremo qui che meritano pure plauso l'ing. Pergamen i direttore, Ettore Caz­zola e altri bravi soci di Schio per aver preparato così perfettamente la esecuzione della parte del programma che doveva svolgersi quella mattina.

 

 

Il viaggio in vettura da Valli a Schio fu un viaggio trionfale, da ri­cordare quello di Vicenza a Valdagno. A Torrebelvicino le case sono imbandierate e tutta la popolazione è sulla strada o alle finestre a sa­lutarci; di passaggio vediamo come una parete di giovani testoline su cui domina una testa graziosa: devono essere allievi e maestra. Le au­torità di Schio sono venute un chilometro fuori della città ad incon­trarci. L'ingresso a Schio è più trionfale del viaggio. Il corteo, essendosi tenuto sempre insieme, entrò unito e fu il più bizzarro del Congresso. lo capo era un carro con alcune signore congressiste. Vari alpinisti infor­cando degli asinelli, e, fra gli altri, il presidente Lioy su un'ardita cavallina. grigia, facevano da battistrada e fiancheggiavano e seguivano il carro col garbo di cavalieri antichi: e poi dietro a loro cinquanta ·o sessanta carrozze. La città è in festa. Siamo arrivati all'ora in cui la popolazione degli opifici si riversa in città, e le vie sono animatissime. Dappertutto bandiere. cartelli colla scritta "excelsior, e col nome e le altezze dei monti del Vicentino, signore e popolane sui poggi uoli, alle finestre; nella piazza, davanti al duomo che sorge al sommo della maestosa scalinata, la ninfa Paiazza lancia in alto una colonna d'acqua in onore degli alpinisti. Alcuni negozi sono adorni di fiori.

 

Schio coi suoi immensi opifici, con le istituzioni operaie annesse, con il suo nuovo quartiere e i nuovi monumenti, produsse nei mollissimi che la visitavano per la prima volta una straordinaria impressione, spe­cialmente dopo aver percorso un bel tratto di via fra le montagne; il nome di Alessandro Rossi, a cui si deve, può dirsi, tutta codesta vita nuova, era ogni momento sulle labbra dei visitatori, che accompagnati da Almerico da Schio e da Brentari giravano dappertutto, e nella Guida di Vicenza, Recoaro e Schio trovavano cifre e date con cui sta­bilire confronti da far pensare.

 

Al tocco i congressisti si avviavano al palazzo da Schio e vi erano ricevuti dalle contesse Lavinia e Adele, da Almerico e Alvise, dalle contessine Maria, Gelda e Olga. Nel bell'appartamento sono disposte le mense in quattro ampie sale. L'ospitalità è splendida, la refezione è sceltissima, e servita con profusione principesca (memorabili le trote dell'Astico e ivini ormai celebri di Costozza dei vigneti dei Fratelli da Schio); gh alpinisti si mostrano colpiti dal carattere simpatico del ri­cevimento, dato senza prosopopea, ma con tanta cortesia e larghezza, e restano ancor più attoniti 1 incantati a vedere le stesse con tessine da Schio alzarsi e girare 1 modeste e buone, a servirli. Chi cono­

 

sceva Casa Schio sapeva che in nes un'altra casa si possono vedere cosl bene accoppiate la suntuosità fina e signorile all'ospitalità cordiale, famigliare: ma quello di vedersi serviti dalla grazia, dalla bellezza, dalla gioventù era un colmo; non mai gli alpinisti avean trovalo fra le Alpi fiori più gentili; non mai fiori più vaghi erano scesi dalle pendici stesse del ummano su cui più che sugli altri monti fa lungo soggiorno e si mostra prodiga di doni la primavera.

 

Al momento dei brindisi sorse primo il Sindaco di Schio salutando gli alpinisti a nome della città, ben orgogliosa di aver dato alla sezione di Vicenza. il suo presidente. Lioy, chiamando questa "la relazione della cordialità”. propose un brindisi alle conte e Adele e Lavinia e alla contessa Maria madre dei conti da Schio. D'Ovidio in­terpretò i sentimenti di reverenza e di gratitudine di tutti per le loro damigelle. Budden hene aJla alu le, properità e forza fisica di tutte le signore. Al vi e da Schio brinda alla Regina, Lio ' al Re. Acclamazioni e applau i sempre più fragorosi e insistenti ai brindisi che si erano succeduti, e poi ad altri ancora di Managhi, di Marclli, di Pietro Folco, che toccano con brio e con finezza la corda della nota allegra, del signor Conea di Monte, ideo (ocio della ezione di Firenze). Si fa poi un giro nel parco, e si esce confusi, senza sapere trovar parole che esprimano i sentimenti di tutti per Casa da chio.

 

Intanto si era fatto forse troppo tardi per compiere il progetto d'una gita in ferrovia ad Arsiero, e d'altra parte avanzeranno alcune ore un po' lunghe per aspettare la partenza del treno speciale per Thiene. Così moltissimi partirono prima col treno ordinario o in vettura , e restarono un centinaio a Schio sino alla alla quale ora furono accompagnati alla stazione con banda e musiche; quando giunsero n. Thiene ebbero la soddifazione di constatare che i primi arrivati si erano intanto allocati benissimo: in qualche morlo poi si accomodarono tutti. Se vi fu qualche di cruido, preYedi bilc o no, protlollo d.il­ l'ora troppo tarda dell'arrivo e dalla di,,i ione della comìli \'a, ciò che portò analoghe conseguenze anche il giorno dopo ad A iago, è certo, in ogni caso, che non è dipeso da mancanza di buon volere, ma piut­tosto da un lato caratteristico dell'indole della. regione ove si tenne il Congresso: è una regione cort si jma verso il forestiero, o pitalissima · ma in imprese di questo genere, quando si tratta di di porre e pre· parare, si teme sempre di met terci i troppo presto e di fare una parte troppo larga al regolamentari mo burocratico, a tutto danno della riu­scita delle fe te, le quali correrebbero rischio di riuscire prive di vivacità e di animazione se si pensas e a tempo a regolare tutto ciò che altrove si crede necessario che sia regolato (com 'è soprattutto delle partenze ed arrivi e dell'assegnamento degli alloggi); mentre viccver a ritiensi giovare moltissimo alla causa del buon umore lasciar una certa parte all'imprevisto e alla fortuna. Com'è ben naturale, il sottoscritto non entrerà qui a discutere la questione, ma lascia intatta anche questa come argomento di studio agli organizzatori dei futuri nostri congressi.

 

Thiene era quella sera animatissima. Vi erano già arrivati il sindaco di Vicenza con alcuni assessori e quella Banda cittadina. Gli alpinisti arrivati dopo le 8 da Schio furono accolti dal sindaco cav. Tretli e dalla Giunta e accompagnati in città al chiarore di fiaccole e fra i concerti della Banda di Thiene. La città fiorente per le diverse industrie e per mercati favoriti dalla sua postura al centro di una. rete di bellissime strade, apparve d'aspetto simpatico con le sue vie spaziose e le buone fabbriche che le fiancheggiano.

 

Nel centro del paese sorge il magnifico Castello ài S. Maria. È un grande e maestoso edifizio rettangolare, di stile gotico italiano con qualche intromissione di lombardesco, con torri agli angoli: il grande atrio aperto sul davanti da cinque arcate e circondato, da vaste sale e la gran sala che sovrasta l'atrio fanno sl che il castello, sembri essere stato costruito appositamente per una gran festa come quella che il conte Colleoni offre agli alpinisti italiani, una festa quale solo poteva darsi in tale abitazione che uno storico vicentino disse: "invero degna di re e di imperatori”. Fu eretto nel secolo XV da un conte Porto e ornato in seguito da dipinti di Paolo Veronese e di G. B. Zelotti. E tutto cinto da mura merlate: sul davanti c'è un gran piazzali!, giardino nella parte posteriore.

 

Il piazzale era sfarzosamente illuminato da fari elettrici, da lampade elettriche l'atrio e le sale terrene, le sale superiori da candele. Facevano servizio d'onore parecchi alabardieri in costume del secolo XV. Gli invitati erano ricevuti nella sala baronale dalla più graziosa delle ca­stellane, donna Carolina Colleoni, e dal più compito dei cavalieri, il conte Guardino. Nel piazzale, essendo stati aperti a tutti i portoni del. castello, si stipavano forse cinque migliaia di persone, attorno alle bande musicali, alle cuccagne, al giuoco della tombola, e poi ad ammirare lo spet­tacolo di quel castello incantato , dove centinaia di invitati godevano alla loro volta dalle arcate dell'atrio o dal verone della gran sala il magico spettacolo di quella folla. compatta, lieta e contenta, animata, e sempre tranquilla, ordinatissima. Nel caste!lo erano più di cento si· gnore che rappresentavano quanto di più distinto , di più grazioso , di più elegante contano Vicenza e la sua provincia, oltre o. degnissime rappresentanti di Padova e di Venezia , parecchi scienziati ed artisti , una diecina d1 deputati al Parlamento, consiglieri provinciali, consi­glieri comunali di Vicenza e di Thiene, sindaci, autorità governative, ufficiali dell'esercito. Di alpinisti, fra i provenienti da Recoaro e quelli arrivati da Vicenza ve ne devono esser stati circa trecento. A Vicenza si era fatto un gran discorrere dell'abito che gli uomini dovevano indossare per questa festa e, specialmente imbarazzati erano gli alpinisti della Sezione..... perchè i congressisti erano stati replicatamente pre­gati di intervenire in abito da viaggio: così moltissimi dei vicentini intervennero io abito di società e le code di rondini predominavano. Non mancò tuttavia il buonumore, e le danze cominciarono con animazione.

 

Ma ecco una sorpresa: ecco entrare una decina di pellegrini in per­fetto costume: per la via le popolane, scambiandoli per frati, avevano fatto al loro passaggio segni di devozione. Alla "Castellana di Santa Maria di Thiene ,, uno di essi (il dott. C. Donati) chiese, in graziosis­simi versi, ospitalità; un altro pellegrino le presentò, inginocchiato, dei fiori; un altro (il signor Cristoferi) recitò altra poesia, bella t cortese. A i pellegrini rispose, per la Castellana, Paolo Lioy. Fra essi si nota­vano i signori Cesare Pascarella , Rasi , il segretario Cita , che aveva organizzato codesta gentile sorpresa, ideata da Antonio Tambosi di Trento, e che sotto il peso di tutta l'organizzazione del Congresso sa· peva miracolosamente aver tempo per tutto.

 

Per l'occasione il conte Colleoni ha pubblicato in elegante e ricca edizione un pregevole opuscolo dell'ab. Rumor: Il Castello di Santa Maria in Thiene, dove, dopo una pagina di storia, si decrivono il castello e la chiesa vicina e si discorre delle famiglie Porto e Colleoni.

 

L'attacco alla cena fu pure brillantissimo, di uno slancio ammira· bile; s'era però provvisto con una larghezza tanto signorile nei cibi e vini eccellentissimi e magistralmente combinati, da resistere agli assalti più formidabili anche d'una truppa ben più numerosa. Non ci fu­rono brindisi formali; soltan Lo nelle varie sale si acclamò con entu­siasmo e ripetutamente ai padroni di casa.

 

E poi danze ancora sino alle prime ore del mattino. Fu insomma una festa principesca, una gran festa per l'artistica e ricca grandiosità del luogo, per la sontuosità dell'allestimento, per l'affluenza straordinaria d·invitati, per la indescrivibile corte ia degli o piti. Ma va pur segnalata e distinta, bisogna dirlo, per il concetto che la inspirò: fu infatti concetto nobilissimo quello onde sono partiti il conte e la con­tessa Colleoni, cioè di non limitarla agli alpinisti e alle relazioni di casa, ma di chiamare a parteciparvi tutti senza distinzione, di aprire a tutti, cavalieri e popolani l' "almo maniero. E bene ciò comprese il popolo serbando il contegno più ammirevole: "noblcs e oblige