Nettamente delimitato dal passo di Lavarone, dalle valli del Brenta e dell'Astico e dalla pianura del Vicentino, sorge a formare la parte nord-est di codesta provincia quel gruppo di monti che si chiama l'altipiano dei Sette Comuni. Una catena di modesta elevazione (m. 1100- 1500) ne forma l'orlo meridionale, verso il piano; a nord, verso la Valsugana, abbiamo un orlo più rialzato (fino ai 2350 metri); e questi due orli si ripiegano degradando a formare quelli di ponente, sopra l'Astico, e di oriente, sopra il Canal di Brenta. Gli scoli dei Sette Comuni dovrebbero essere raccolti a ovest dalla Valdassa, confluente dell'Astico , e ad est dalla valle del Buso e da altre vallette affluenti del Brenta, ma le acque hanno passaggi sotterranei, chè nessun rivo si vede scorrere sull altipiano, nè mai fil d'acqua (salvo all'epoca delle grandi piogge) scendere per quelle valli. La parte meridionale è quasi tutta coperta da bellissimi boschi di abeti, con rare e piccole praterie: un amenissimo giardino; nel mezzo abbiamo una zona di praterie, con boschetti di faggi verso ovest; a nord una estesa zona di ricchi boschi e dietro a questi le estreme creste, che vanno a cadere quasi a perpendicolo sulla Valsugana. Meno due valli da una parte e poche altre vallette dall'altra, i fianchi est e ovest dell'altipiano sono pure ripidissimi e, in vari punti , tagliati a piombo; invece, dall'orlo meridionale digradano comode pendici, che specialmente ad ovest, sopra Breganze e Marostica, si estendono in ameni colli, popolati di paeselli, di ville, di vigneti.
Il paesaggio ha un aspetto speciale, caratteristico. A seguire le solite strade, e specialmente a percorrere l'altipiano nel senso est-ovest per la zona abitata , che è quella dei pascoli, ad attraversare quelle immense distese e quelle conche erbose , con i paesi e le contrade sparse qua e là, con i boschi che formano cornice tutto intorno, si· prova un'impressione strana '·affatto diversa da ogni altra che possa produrre una regione alpina. E perchè la conformazione, l'aspetto del luogo sono affatto diversi da quelli di qualunque altro luogo: vi sono certo in infinito numero luoghi più belli dell'altipiano dei Sette Comuni, ma nessuno bello com'esso. Le cime mancano: appena da lungi si vede spuntare qualche cresta: l'occhio si riposa fra i boschi e le praterie; e quell'impressione strana si risolve infine in quel sentimento che si prova vivendo in un mondo diverso, ma d'una vita di pace, di tranquillità, quasi di solitudine, sentimento che giova veramente al riposo, al ristoramento delle forze del corpo e dello spirito. E per questo che l'altipiano dei Sette Comuni riesce un soggiorno estivo di primo ordine, a cui deve esser assicurato un avvenire: mancano mete a grandi ascensioni, chè solo ve n'ha per passeggiate più o meno lunghe a luoghi ameni, ·a splendidi punti di vista, e quindi sarà un soggiorno sempre riservato a chi ami la vita pacifica e serena, allegra ma senza il movimento febbrile, senza il tumulto delle grandi stazioni alpine; vi crescerà l'affluenza dei forestieri notevolissima anche ora, nonostante la mancanza quasi assoluta e quasi generale delle prime comodità richieste per un soggiorno estivo: vi crescerà quando si provveda a crearle come la Sezione di Vicenza predica da tanti anni e come persino sul· l'altipiano si è pure riconosciuto necessario (senza però saper trovare la forza, che pur abbonda, per muovere un passo nella via di una soluzione), e vi crescerà ancor più se verrà fatta quella ferrovia che è pl'Opugnata ormai da alcuni anni dal senatore Rossi e dai suoi figli con una ben nutrita propaganda; ma, per la speciale configurazione del luogo e per essere appartato dalle vie necessa riamente battute dai turisti, io credo che non dovrà perdere la fisionomia sua presente, ne diventare mai una stazione alpina come tante altre.
La eccellente Guida Bassano-Sette Comuni del Brentari ha molto giovato a far conoscere codesta regione simpatica e che diventa ancor più interessante a visitarla con la compagnia di quel volume, dove si trovano intorno ad essa tutte le informazioni desiderabili: impor tante è conoscerne la storia studiare come san lassù la lingua tedesca e come ora ne vada scomparendo, apprendere il succedersi dei diversi governi e conoscere i privilegi che sussistettero sino al principio del secolo nostro, informarsi degli usi locali, dello svolgimento delle piccole industrie, del progetto della ferrovia ecc. ecc.
I migliori punti di vista da cui formarsi un'idea generale, complessiva dell'altipiano dei Sette Comuni sono offerti dalla catena che ne costituisce l'orlo meridionale. All'intorno i boschi, che scendono fino alla zona dei pascoli, la quale si domina tutta intera, con i suoi villaggi e borgate, da Rotzo a Foza; al di Jà altri boschi, e poi le nude cime della catena che forma l'orlo a nord, e dietro a questa la cerchia delle Alpi Trentine dall'Adamello alle Pale di San Martino: la grandiosità dello spazio abbracciato dall'occhio, la varietà degli oggetti, e il distacco dei colori formano un quadro di incomparabile bellezza.
Da Thiene ai Sette Comuni la strada più comoda è quella Mosson Asiago, detta del Costo, l'unica carrozzabile dal Vicentino, che sale dalle rive dell'Astico sull'angolo sud·o'\""cst dell'altipiano. Per Carrè e Chiuppano si raggiungono le alte rive del fiume che scorre incassato fra monti, dando moto con le sue acque a un'infinità di opifizi; lo si passa sul superiore dei due piani di un curioso ponte, a 20 metri sul pelo dell'acqua, ed arriviamo a Caltrano, che si presenta così bene a guardarlo dall'altra riva con le case scaglionate intorno alla rossa chiesa gotica, ed in breve a Mosson (10 ehm. da Thiene). Di qui la strada si eleva di 500 metri a furia di zig-zag, lunghi 10 ehm., fino all'osteria della Barricata (m. 31); poi si alza ancora addentrandosi nella valle del Campiello alla cui sommità penetra nell'altipiano, presso il villag gello di Treschè dov'è il punto più alto della strada stessa (m. 101 ). Fino a qualche chilometro sopra la Barricata si gode incantevole vista sulla valle dell'Astico, coJ larga, così bella per il suo fiume, per monti e paesi e ville nel tratto da Piovene ad Arsiero: la catena dal bicipite Summano alla Priafortt, che sorge sulla destra del fiume, ha un aspetto pulito fresco e interessante. Da Treschè i n poi vediamo altri paesi del l'altipiano: da una parte Conca e H.oana, dall'altra Cesuna; in fondo Asiago e la villa Rossi. Il villaggio di Canove lo attraversiamo dopo varcata, con lunga discesa e lunga risalita, la valle del Ghelpach dove hanno curioso aspetto certe roccie finalmente stratificate, che a qualche congressista, già immemore dello spuntino preso alla Barricata , dànno l'immagine di colossali paste sfogliate. Canove è a 31 ehm. da Thiene, Asiago (m. 1000) a 35.
Ad Asiago ci aspetta all'entrata del paese il sindaco dott. Colpi colla Giunta e altre autorità e rappresentanze: è ll dalle 9 del mattino, e vi starà, dando prova della più ammirabile cortesia, per ben sei ore. Dei duecento e più congressisti che facevano la gita, alcuni erano partiti da Thiene nelle prime ore dopo la mezzanotte, e le prime vetture furono quindi ad Asiago verso le 7 a. e così continuarono poi ad arrivarne ogni momento sino alle 3 p., ora in cui vi giunsero gli ultimi partiti. Il grosso della comitiva giungeva poco prima di mezzogiorno. Gli alpinisti si disperdono per il paese per andare a occupare gli alloggi: e qui, malgrado l'ospitalità larghissima dei cittadini che hanno messo a nostra disposizione le loro case, e le buone disposizioni prese dal Municipio succedono, per ragioni che non occorre ripetere, gli equivoci più buffi e gli incidenti più comici; ma, prima di sera, tutti finiscono per trovare un letto, sicchè nessuno è obbligato a profittare della paglia fatta disporre nei locali delle scuole.
Il paese non offre da vedere che una fila di case addossate in più punti le une alle altre, quasi lo spazio mancasse, un'ampia chiesa nuova con bel campanile, un museo di curiosità storiche e preistoriche, botaniche, zoologiche e geologiche ecc., fondato dal signor Giuseppe Nalli ispettore forestale.
È ora di avviarsi alla Villa Rossi. La abbiamo già vista da Treschè, laggiù, che ci aspettava, su quel poggio fra Asiago e Gallio, che è una delle più belle posture dell'altipiano di cui domina una vastissima estensione. È costruita nell'elegante stile dei chalets savoiardi, ed è così nei Sette Comuni l'unica delle nuove fabbriche in armonia con l'aspetto dei luoghi; e grandiosa ed elegante ad un tempo. Essendo aderente al bosco di Gallio , questo ne forma quasi un'adiacenza; vicina è l'abbondante acqua della sorgente delta la Rendela. Nulla insomma vi manca: è una prova del punto di vista sotto il quale un uomo di così vasta mente, e che rcgg tanta mole di affari, come il senatore Rossi, sa calcolare i pregi di un paese come l'altipiano dei Selle Comuni. Tutti lo capiscono, anche lassù, e forse è male, perchè così si formano dei pregiudizi, e principalmente quello che un uomo come lui deva provvedere a tutto, e magari far venir su la ferrovia e persino erigere l'albergo, sollevando gli altri dalla fatica e dalla noia di pensare e di operare.
L'egregio cav. Giovanni e la graziosissima signora Maria Rossi accolgono i colleghi alpinisti, che animosamente si dirigono al bosco racchiuso nel recinto della villa, dove all'ombra e fra il profumo degli abeti, sotto festoni di nastri e trofei di emblemi alpini, di aquile e di bandiere, sono preparale le mense con sontuosa liberalità. Gli alpinisti fino allo sciampagna si mostrano tanto profondamente occupati e intenti ai casi propri che regna per tutto un alto silenzio, cosl da far credere che avessero preso come una raccomandazione la parola "quies ,, scritta accanto a una veduta della Villa Rossi che figura sulla lista della refezione, per modo che Almerico da Schio, in nome dell'ospite, si alzò ad avvertirli di non prendere alla lettera quella parola. Ma ben presto la riunione si fece più animata. I brindisi furono acclamatissimi. Ne ven nero falli: da Grober, alla munifica famiglia Rossi, decoro e vanto del paese, fortuna ed onore dell'industria nazionale; da Gabba, alla signora Maria · da Almerico da Schio, a Casa Rossi i cui trionfi devono essersentiti come trionfi nazional i da ogni italiano, perchè sono trionfi contro lo straniero, ad Alessand ro Rossi antesignano dell'indipendenza economica, del paese; da Budden , alle signore cui raccomanda il rimboscamento. Alessandrò Rossi pronunzia elevate e nobilissime paro) sugli alti finì dell'alpinismo, sul ricambio di nuova forza che dànno le Alpi ai loro cultori; tocca opportunamente delle compagnie alpine e delle simpatiche' esse inspirano; conclude ringraziando gl i alpinisti in nome proprio e dei suoi figli, sua ricchezza e sua gloria. Parlano poi il barone Giovanni Scotti di Bergamo, Magnaghi, che beve a tutte le signore presenti; Giovanni Rossi tira in campo la ferrovia, e il Senatore continua sull'argomento dicendo che essa deve far conoscere i Sette Comuni a mezza Italia, ma che gli abitanti dell'altipiano sono gelosi della sua verginità. E altri brindisi furono fatti da gentili signori invitati di Casa Rossi: riuscì gradito agli alpinisti un cortese saluto in lingua cimbrica, e furono acclamati bellissimi versi in onore della signora Maria, paragonata a Minna dea dei Cimbri. Mentre si stanno per levare le mense arriva Lioy che, scusatosi del ritardo, dice che era attirato ad Asiago da due grandiosità: Alessandro Rossi e la montagna, e dal desiderio, dopo visitata la mostra delle piccole industrie, di salutare il padre della grande industria; della ferrovia dice severamente che l'avrà chi se )a merita, e conclude bevendo ad Alessandro Rossi "che è sempre sulle cime ,,.
Mentre si sta a sento·e e ad applaudire tante belle cose, gli Asiaghesi si avviano a frotte al bosco detto di Gallio che si stende dietro la Villa Rossi. Ci dirigiamo noi pure a quella volta 1 insieme con la famiglia Rossi. In una vasta spianata erbosa, cinta da parete di pini, sono schierate da una parte l a brava Banda municipale e dall'altra la altret tanto brava Banda cittadina; sotto gli alberi, banchi imbandierati di venditori di bibite, di frutta, di dolciumi; e per tutto s'aggirano una gran dissima parte della popolazione di Asiago, molti villeggianti, ufficiali degli alpini e soldati, tutti i congressisti, in tutto qualche migliaio di persone. Signore ''illc:>ggian ti, signorine di Asiago, forosette prendono parte lietamente al ballo che comincia subito col massimo slancio, quasi con furore, e si protrae animatissimo fino a sera. Lo interruppero brevemente dei cori buffi intonati colla massima solennità da Marelli e da Pietro Folco e accompagnati dalla gran cassa. Grandi applausi a una monferrina ballata dalla signora Maria Rossi col capitano Calderara degli alpini e da altre cinque coppie. Lo spettacolo, che presentavano il rapido succedersi di tutte ·quelle scene di danze, di suoni, di canti, di acclamazioni, tutto quel movimento, quella gaia confusione, fra la magica scena del bosco, era oltremodo simpatico e pittoresco. E stata anche questa una gran festa, e forse, come portava il suo genere, la più allegra e chiassosa del Congresso, perché la più adatta al genere dei festeggiati che vi si sentivano più liberi, sciolti da ogni impaccio di elichelta, e che mostrarono infatti di divertirsi cordialmente, ben grati alla popolazione di Asiago che a render loro onore era intervenuta in tanto numero e della festa aveva voluto esser parte, anziché semplice spettatrice. 11 cronista, che quel giorno era un po' sfiatato non ha potuto gridare al lora quell'evviva ad Asiago e alle sue donne che corrispondeva certo all'unanime sentimento, ma sa che anche di qui giungerà a loro egual mente gradito.
Alle 7 il bellissimo palazzo delle scuole raccoglieva a banchetto 260 fra congressisti e signori del luogo: circa 200 nella maggior sala, che è veramente magnifica , gli altri in una galleria che le fa anticamera. Il pranzo, servito dall'albergo Francesco I, procedette bene, e sempre allegro, anzi piuttosto rumoroso; al buon umore contribuiva ]a simpatica vista di chi lo serviva: erano parecchie ragazze del luogo, di cui tal una belia e fiorente. Alle frutta sorse il sindaco dott. Colpi (nuovo socio del Club), persona dall'aspetto franco e cortese, che con semplici ma acconci detti salutò gli alpinisti in nome dì Asiago , invitandoli a tornar loro e a far venire altri a soggiornare sul delizioso altipiano. Gli rispose Almerico da Schio, che lesse anche un gentile telegramma del sindaco di Vicenza. Pigozzi, presidente della Sezione Bolognese, con la frase al solito eletta esprimendo felicissimi concetti, ringrazia la Sezione Vicentina delle splendide accoglienze, e fa un invito caldo quanto cortese agli alpinisti di accorrere l'anno prossimo a Bologna al XX Congresso.
Dopo questi ed altri discorsi, tutti applauditi, Lioy ne chiude la serie bevendo ai Sovrani e alle compagnie alpine, e invita gli alpinisti a levare le mense e a recarsi alla fiaccolata.
Infatti, fuori della sala, eccoci a un nuovo festeggiamento in onore degli alpinisti: una splendida passeggiata con palloncini e fiaccole e fuochi di bengala, a cui prendono parte anche i soldati alpini con la loro fanfara, e che è preceduta dalla banda municipale si dirige per la strada di Gallio, e i congressisti dietro ad essa. L'aspetto di quell'onda di gente illuminata da tanti lumi, che forma una spira di fuoco, e gli strani bagliori che si riflettono sui poggi e sui boschi, e le liete grida nella notte oscura e quieta, sorprendono l'anima con nuove impressioni, di quelle che restano a lungo. Nè si cancellerà dall'animo dei congressisti il ricordo dell'ospitalità di casa Rossi che loro apriva ancora i battenti della villa illuminata, dove erano accolti dalla signora Maria circondata da altre gentili signore, e dove si fece anche un po' di musica e musica sceltissima; cantò egregiamente varie romanze la contessa Lurani di Milano.
A un'ora dopo la mezzanotte il dott. Colpi era ancora nella piazza ad Asiago, non avendo voluto, dopo una giornata come quella, andare a riposare se prima non si fu assicurato che noi ci eravamo già andati tutti. A lui ed agli altri egregi che lo aiutarono a provvedere a tutto, il miglior premio è la certezza della memoria indelebile che tutti hanno riportato con sé di un ricevimento così schietto e simpatico, di feste così spontanee e cordiali.